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gione Agamè, la quale situata in parte sull’alto Dega, ed in parte nel Uoina Dega, offre svariato aspetto di bellezza; è salubre, ricca di pascoli, di bestiami e di prodotti agricoli, importante per il movimento commerciale, popolata di gente laboriosa e fiera.

Appena compiuta questa occupazione, Baratieri dispone per renderla permanente, destinandovi il maggiore Toselli con un presidio di circa 1300 uomini, e designando l’alleato Agos Tafari a capo della vicina importante provincia tigrina dell’Enderta, coll’incarico di inseguire, sostenuto dal tenente colonnello Pianavia, ras Mangascià, il quale sorpreso e prevenuto della sua speranza di riconquista dell’Agamè, saputa la nostra occupazione di Adigrat, da Ausen si ritira precipitosamente verso sud, sottraendosi all’inseguimento, che riesce infruttuoso.

Quindi Baratieri, ricevuti gli omaggi consueti dei notabili dell’Agamè, sempre ossequiosi ai vincitori, il 12 aprile 1895, accompagnato da poca truppa ma coll’aureola della vittoria, entra per la seconda volta in Adua, accolto dalla popolazione e dal clero con ogni sorta di dimostrazioni servili.

Rinfrancate le popolazioni con un bando che prometteva pace e perdono a tutti, Baratieri volle consacrare le sue conquiste con un atto di religione che ne aumentasse l’autorità e la stima fra gli indigeni; e mosse con pochi uomini alla volta di Axum, la città santa, ove fu ricevuto dal capitolo in pompa magna coll’Eccighiè Teofilos alla testa, ed ove col suo