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in seno allo stesso Gabinetto, due battaglioni bianchi, una batteria, nonché i mezzi per formare altri due battaglioni indigeni, e materiali e munizioni per rifornire i magazzini ed i forti.

Appena che Baratieri potè disporre di questi rinforzi, avendo saputo che Mangascià si era avvicinato con 4000 fucili ad Ausen per tentare un colpo contro l’Agamè, gli mandò senza altro un ultimatum, ordinandogli l’immediato licenziamento delle truppe come indispensabile condizione di pace; quindi non ottenendo da lui che delle scuse e delle giustificazioni che come al solito non concludevano nulla, decise tosto di muovergli contro.

Cominciò a far concentrare per il 14 marzo 1895 un corpo d’operazioni di circa 4000 uomini a Senafè agli ordini del tenente colonnello Pianavia, ed egli stesso mosse da Massaua ad assumerne la direzione per invadere ed occupare definitivamente la provincia dell’Agamè minacciata da Mangascià.

Di questo corpo d’operazioni facevano parte i battaglioni Galliano ed Ameglio, la solita batteria di montagna di Cicco di Cola e le bande assoldate, e più tardi vi si aggiunse il battaglione Toselli, il quale in questo frattempo aveva lasciato delle orme di profonda sapienza politica e militare nella completa pacificazione delle Provincie dell’Okulè-Kusai.

Il generale Arimondi, ed alcuni vollero attribuire ciò a dissidi col Governatore, fu lasciato a Keren a guardare colle rimanenti forze la frontiera verso i dervisci.