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modi, dalle maniere tolleranti e gentili, aveva potuto insinuarsi tra i capi e le autorità etiopiche ottenendone non pochi risultati.
Ma la loro avversione alla espansione italiana, manifestatasi fin dai primi tempi della nostra occupazione di Massaua, e che divenne ancora più acerba dopo che l’istituzione della nuova Prefettura Apostolica nell’Eritrea toglieva loro la suprema direzione spirituale di tutti i cattolici dell’Etiopia, urtava col sentimento nazionale italiano e creava imbarazzi alla nostra politica coloniale.
Perciò il decreto che li colpiva fu ritenuto provvido.
Essi strepitarono e protestarono, minacciando anche ricorsi ai tribunali ed al Governo francese, ma tutto fu inutile; ai primi di febbraio 1895 dovettero abbandonare la Colonia, lasciando ad un loro avvocato la cura dei beni e delle controversie giudiziarie che erano sorte circa la legittima proprietà di taluni di essi.
Intanto che i predetti religiosi recavano altrove le loro querele ed i loro astii contro l’Italia e contro il cappuccino italiano Padre Michele da Carbonara, il quale il 9 dicembre 1894 aveva assunto solennemente nella chiesa di Keren la prefettura Apostolica dell’Eritrea, Mangascià ridottosi a ramingare con pochi fedeli pel Tembien, si adoperava con tutte le sue forze a riannodare il suo esercito disperso, battendo il chitet1 ed inducendo con pre-
- ↑ Specie di tamburo che si batte in Abissinia per chiamare alle armi le popolazioni.