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che aiuti morali ed incoraggiamenti che pur venivano ad impegnare la protezione dell’Italia sul territorio tigrino e concorrevano a spodestare un rappresentante di Menelik.

Il 18 gennaio Baratieri si ritirava dall’Okulè-Kusai, lasciando occupati militarmente Senafè, Addis Addis e Adì Caiè, ed ordinando la costruzione di un forte in Saganeiti.

Il suo ritorno in Asmara e Massaua fu tutto un trionfo; l’entusiasmo degli indigeni per quel generale che li aveva condotti alla vittoria e che si curava tanto di loro non ebbe limiti; gli furono eretti archi di trionfo, si eseguirono fantasie, luminarie e festeggiamenti di ogni specie, e lo si venerò come un Dio.

Nè minore fu il giubilo col quale si accolsero i lieti eventi nella madre patria. Le vittorie brillanti annunciate di sera nei teatri, nei caffè, e nei pubblici ritrovi, sollevarono delle clamorose manifestazioni d’entusiasmo. Baratieri era chiamato il degno discepolo di Garibaldi dal quale aveva imparato a vincere con pochi mezzi; ed il Parlamento ed il paese andarono a gara nel manifestargli la propria ammirazione. Il Governo ed il Re gli indirizzarono telegrammi di felicitazioni, e come premio all’opera sua, lo si promosse tenente generale per merito di guerra.