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Baratieri risolse di ritirarsi per la via già fatta ed alla sera del 2 gennaio tornava in Adiqualà, donde poi riconcentravasi col corpo d’operazione in Adi Ugri.

I movimenti di Mangascià accennarono infine verso il Belesa, manifestando l’intenzione di invadere l’Okulè-Kusai, rimasto in fermento per la ribellione di Batah Agos. Le sue forze erano aumentate fino a circa 12,000 armati di fucili, 7000 fra armati di lancia e disarmati, e giungevano notizie di propositi bellicosi e di millanterie senza fine contro gli Italiani, che si volevano ricacciare al di là del mare.

Baratieri, quando non ebbe più alcun dubbio sulle intenzioni del nemico, spostò il suo corpo d’operazioni da Adi Ugri verso sud-est, occupando le alture di Chenafena sulla destra del Mareb, donde offrivasi allo sguardo un vasto orizzonte e si potevano osservare tutte le mosse dei Tigrini.

Questi procedevano lentamente verso il Belesa, ed il giorno 11 gennaio erano schierati ed accampati sulla riva sinistra di questo torrente in vista al nostro comando.

Baratieri, informato che all’indomani Mangascià avrebbe varcato il confine, passò sulla sinistra del Mareb, prendendo posizione ad Addis Addis, e quindi, premendogli di impedire che i Tigrini potessero penetrare ed internarsi tra le ardue gole dell’Okulè-Kusai donde sarebbe stato diffìcile ricacciarli, decise di prevenirli alle imboccature di esse, facendo marciare celermente il 12 stesso di buon mat-