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seconda volta le truppe italiane traversare le antiche sue rovine, e la sua popolazione le accompagnò con forzati segni di festa e giubilo fino alle alture di Fremona a nord ovest della città stessa, ove Baratieri pose campo.

Preti e notabili accorsero subito a fare atto di sommissione ed a esibirsi intermediari per trattative di pace, e Baratieri gli accolse con benevoli parole, promettendo loro di rispettare la vita e gli averi dei cittadini, e dichiarando di aver voluto solo determinare colla sua mossa, il Capo del Tigrè a muovere contro i dervisci. Scrisse anche in tal senso all’Eccighiè (capo religioso) Teofilos, il quale benchè si scusasse di non essersi presentato, non mancò di dare delle buone parole consigliate certamente dalla paura.

Durante il suo soggiorno ad Adua Baratieri vagheggiò l’idea di uno scontro con i Tigrini; ma ras Agos accampato nei dintorni di Axum preferì di tenersi al largo, e Mangascià si limitò a scrivere a Baratieri promettendogli sotto certe condizioni il disarmo, ed effondendosi nelle solite proteste di pace e di amicizia.

Giungevano frattanto notizie dagli informatori che Mangascià accennava a spostarsi dall’Entisciò verso la curva del Mareb per penetrare improvvisamente nella Colonia e prendere possibilmente alle spalle il Baratieri; dei nuclei nemici erano stati segnalati verso Amba Beesa ed Amba Cristos intenti a preparare la strada tagliando spini; gli amici tigrini ammonivano di stare in guardia: allora