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Intanto però Mangascià si serviva di questa proposta per proseguire febbrilmente gli armamenti.

Le cose erano a tal punto quando a smascherare ogni cosa ed a far precipitare gli eventi scoppiava una bomba nell’interno stesso della Colonia eritrea, cioè nella provincia dell’Okulè-Kusai.

Quivi era stato prescelto a tenere il governo della regione, sotto la dipendenza dell’Italia, il celebre capo Abissino Batah Agos, che per l’antica sua inimicizia con ras Alula e con Mangascià e per gli aiuti efficaci prestati alle nostre truppe fin da quando si stabilirono nell’altipiano e per le continue prove di fedeltà date al Governo della Colonia si era acquistato la più ampia fiducia.

Gli stava al fianco come residente politico in Saganeiti il tenente Sanguinetti, ed in tutta la regione era distaccata una sola compagnia di 250 ascari sotto gli ordini del Capitano Castellazzi, che presidiava il forte di Halai.

Adescato dalle promesse e dalle lusinghe di Mangascià, che parlando anche a nome del Negus gli faceva sperare l’investitura definitiva della sua provincia, e stanco di mordere il freno degli italiani, dai quali temeva da un giorno all’altro di venire spodestato, e probabilmente, a quanto si disse, anche istigato dai padri Lazzaristi della missione francese, che avversavano in tutte le maniere la politica italiana nell’Eritrea, ed esercitavano su lui una grandissima influenza, avendolo già convertito