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che delle buone parole e dei platonici consigli. Anzi, invece di aiutarlo a sostenersi ed a emanciparsi contro il comune nemico Menelik, preferì ritentare segretamente le vie diplomatiche per pacificarsi con costui, servendosi del dottor Traversi.

Ma anche questo tentativo andò fallito.

Traversi giunse ad Adis Abeba nel febbraio 93, e quali risultati vi ottenesse appare dal fatto che il 27 di detto mese Menelik, ascoltando le proposte di maligni consiglieri europei che facevano all’Italia una spietata guerra diplomatica, e tra i quali pare che primeggiasse per influenza lo svizzero ingegnere Illg, denunziò formalmente alle potenze il Trattato d’Uccialli.

Le notizie di questa missione e delle nuove pratiche che l’Italia aveva aperte con Menelik, mentre avevano portato lo spavento nell’animo di Mangascià, concorsero certamente ad intiepidire l’animo suo ed a renderlo più che mai diffidente. Egli temette di essere giuocato e poi gettato in potere di Menelik; per cui approfittando degli inviti continui che costui gli faceva perchè si recasse allo Scioa a farvi atto di sommissione ed a scolparsi della sua alleanza cogli Italiani, e dando ascolto ai consigli del suo amico Tesfai Antalo, convertitosi di recente alla causa scioana, pensò di aderire a tale invito e di piantare in asso i suoi alleati bianchi.

La denunzia del trattato d’Uccialli impressionò ben poco l’Italia. Il ministero Giolitti succeduto a quello Rudinì il 15 maggio