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territorio che, essendo il Gasc quasi sempre ed ovunque guadabile, rimaneva aperto ed esposto a qualsiasi minaccia e non offriva alcuna linea di efficace difesa verso il Sudan, rendevano dubbia ed instabile la sicurezza della nuova regione conquistata, e pochi frutti potevano quindi ricavarsi dalle coltivazioni dai pascoli e dall’annodamento di relazioni commerciali.
Le nostre poche truppe lasciate intorno a Kassala raddoppiarono di sforzi e di valore per difendere e mantenere la nuova conquista e più volte con ardite escursioni si spinsero fino ad Osobri, a Meluia ed ad El-Fascer, ma furono tutti sforzi inani che valsero a persuadere il Kalifa che gli italiani non potevano fare di più, ed a tranquillizzarlo nella sua reggia di Ondurmann.
Egli si limitò pertanto a rinforzare la linea dell’Atbara concentrando un corpo sotto Osman Digma a Gos Regieb ed un altro corpo di 1000 fucili ad El-Fascer, e per qualche tempo lasciò in pace la nostra Colonia che così potè compiere intorno a Kassala alcune coltivazioni che dettero dei frutti davvero prodigiosi. Ma questa calma non durò a lungo; e non tardarono i giorni che per difender Kassala, i suoi campi coltivati ed i suoi frutti maturi dalle invasioni rapaci dei dervisci furono necessari ben altri mezzi di difesa che il forte fattovi costrurre da Baratieri e le poche truppe destinatevi di presidio.
Perciò la conquista di Kassala che sarebbe stata utilissima quando il Sudan fosse ricaduto