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avuto uno scopo puramente militare cioè quello di dare un colpo al Mahdismo e di abbattervi la base di operazione nemica contro l’Eritrea.

Raggiunto il predetto scopo, il corpo di operazioni stava per abbandonare la città e ritornarsene nei vecchi confini, quando venne l’ordine dal Governo di mantenerla.

Allora Baratieri dispose che fosse costruito un forte capace di difendere la nuova conquista destinandovi di presidio il maggiore Turitto con 4 compagnie indigene e 2 pezzi di artiglieria; e provvide perchè fossero raccolti e conservati i depositi di vettovaglie e munizioni trovati, dei quali era già cominciata l’opera di distruzione.

Quindi il 23 luglio ritornava a Massaua.

La conquista di Kassala fu un avvenimento politico e militare di non lieve importanza. Esso diede il primo grande strappo alla potenza del Kalifa e segnalò al mondo una quarta brillante vittoria delle armi italiane contro i Mahdisti.1

Tuttavia l’Italia non trasse dalla nuova conquista tutti i vantaggi sperati.

L’enorme distanza da Massaua a Kassala la scarsità delle forze disponibili per presidiarla, nonchè la conformazione pianeggiante del suo

  1. Narra Slatin Pascià che la presa di Kassala produsse un indicibile spavento in Ondurmann, ove da un momento all’altro si temette di vedere arrivare gli audaci e vittoriosi italiani.
    Il Kalifa andò su tutte le furie, e minacciò solenne vendetta. Alla presenza di una grande riunione di popolo si lanciò col cavallo nelle acque del Nilo, quindi brandendo alto la sciabola, e rivolgendone la punta verso Kassala, gridò più volte con voce tonante: Allahu Akbar! - giurando a Dio di riconquistare la città perduta.