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compagnia del capitano Spreafico, a impadronirsi del campo nemico, cacciando in fuga i dervisci che si ritirano precipitosamente e disordinati lungo il Gasc e verso l’Atbara.
Poco di poi anche il grosso delle truppe italiane col generale Baratieri alla testa entrava nella vecchia città egiziana e vi disperdeva le ultime resistenze tra le vie e per le case, proseguendo fino alle rive del Gasc e lanciando poi alcuni reparti all’inseguimento dei vinti.
Questo inseguimento però non potè essere molto vigoroso perchè i dervisci si sottrassero con una rapidità vertiginosa cacciati in fuga della loro stessa cavalleria, e perchè le fatiche del combattimento e quattro giornate di continua marcia avevano rese stanche le nostre truppe.
Furono trofei di questa vittoria 600 fucili, 700 lancie, 52 bandiere, 2 cannoni, molti cavalli ed armenti, nonchè una grande quantità di dura e munizioni. Furono inoltre liberati molti prigionieri egiziani che fin dalla caduta di Kassala nelle mani del Madhi erano rimasti incatenati barbaramente nella città in preda ad inumane sofferenze e privazioni. Numerosi Capi di tribù dei dintorni recaronsi a fare atti di sottomissione a Baratieri, il quale accordò loro la protezione dell’Italia, promovendo in essi l’istituzioni militari necessarie a guardia dei loro possedimenti e confini contro il comune nemico. Le tribù che si erano compromesse colle armi alla mano, fuggirono presso Osman Digma.
L’impresa di Kassala a tutta prima aveva