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posti in piena rotta e costretti a ripassare disordinatamente il Barca per riguadagnare la linea di ritirata, lasciando sul terreno ed in potere dei nostri più di 1000 morti, fra cui il comandante Hamed Alì, quasi tutti gli Emiri, un gran numero di feriti e prigionieri, 73 bandiere, una mitragliera, 700 fucili e moltissime lancie.

Da parte nostra, tra gli italiani caddero morti il capitano Forno, il tenente Pennazzi Lincoln, il tenente Calmi ed il furiere Profili e rimasero feriti gravemente i tenenti Mangiagalli e Brizio. Tra gli indigeni si ebbero 98 morti e 123 feriti.

Fu questa una delle più belle azioni guerresche compiute dalle nostre truppe coloniali. Il colonnello Arimondi che la diresse con tanta sapienza militare e tanta bravura, ne ebbe elogi universali, e dal governo di Crispi succeduto proprio in quei giorni a quello dimissionario di Giolitti, gli fu conferita la promozione a maggior generale per merito di guerra.

Gli effetti che la battaglia di Agordat produsse a Ondurmann, la nuova capitale fatta costrurre da Abdullahi nelle vicinanze di Kartum, stando alle testimonianze di Slatin Pascià prigioniero ed aiutante forzato del Kalifa stesso, furono addirittura disastrosi.

Il Kalifa si affannava a nascondere la verità intera al suo popolo, affermando che i sudanesi si erano battuti da eroi e che avevano ucciso un doppio dei loro nemici, ma ben presto venne a sapersi che i dervisci ave-


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