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fucili e 4000 lancie e lo radunò in Kassala, donde poi mosse contro la nostra Colonia coll’intento di impadronirsi del forte di Agordat e di spingersi poscia su Keren e su Massaua.

Questa invasione avvenne in un momento nel quale l’Eritrea era immersa nella più profonda tranquillità e lo stesso Baratieri trovavasi in licenza a Roma; e fu eseguita con tanta segretezza e celerità che ci volle tutta la sapienza e l’oculatezza del colonnello Arimondi e l’estrema mobilità delle nostre truppe indigene per poter concentrare in Agordat due squadroni di cavalleria, due batterie da montagna e le bande irregolari del Barca, cioè 2402 uomini in tutto, tra cui 42 ufficiali e 33 sottufficiali e soldati italiani, 212 cavalli e 8 cannoni.

Il 21 dicembre 1893, alle ore 11, l’intero corpo dei dervisci, opportunamente attirato verso il forte da bande e reparti speditigli incontro a molestarlo da Arimondi, passando il Barca, a valle di Agordat, aveva aggirato la destra di questa posizione, e ripassando nuovamente il fiume a monte era riuscito a stabilirsi nei villaggi di Sabderat e Algheden e lungo le linee dei torrenti Inchierai e Damtai ad est e sudest di Agordat, interponendosi così tra le nostre truppe e la loro base d’operazione Keren.

Dubitando Arimondi che dalle predette posizioni il nemico volesse tentare un assalto notturno contro il forte, ciò che avrebbe paralizzato tutta l’azione delle nostre truppe molto minori in numero ed impossibilitate dall’oscurità della notte a valersi dell’efficacia