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accozzaglie senza disciplina e senza entusiasmo che più non toccarono che continue sconfitte.
Di questo stato di debolezza interna del Sudan non tardarono a giovarsi i nemici esterni prementi da tutte le parti i suoi vasti confini; e primieramente e principalmente l’Italia.
Essa che nel giugno 1890 aveva già inflitto ai Mahdisti una severa lezione ad Agordat, li tornò ad incontrare due anni dopo poco lontano alla stessa località, e ne otteneva un’altra vittoria.
Nella metà di giugno 1892 un migliaio circa di essi usciti da Kassala si spingevano fin contro Agordat incendiando villaggi e razziando armenti e vettovaglie.
Il capitano Hidalgo, uscito da questo forte con 120 ascari e riunitosi con 200 uomini delle bande del Barca, andò ad incontrare i Mahdisti nelle vicinanze di Serobeiti, ed attaccatili arditamente riuscì a sconfiggerli completamente uccidendone centocinquanta e riconquistando le prede razziate.
I dervisci tornarono in campo contro l’Eritrea anche nel successivo anno 1893 e questa volta con intenzioni e preparativi molto maggiori.
Il Kalifa Abdullahi irritato per le due sconfitte di Agordat e di Serobeiti subite contro gli italiani aveva deciso di intraprendere contro di essi una grande spedizione; e ne affidò il comando al suo cugino Ahmed Ali, successo a Zaki caduto in disgrazia, nel comando delle truppe del Ghedaref.
Questi radunò un esercito di oltre 10000