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Ciò venne desunto dal fatto che ciascuna famiglia in un anno di lavoro raccolse non solo prodotti agricoli pe’ suoi bisogni e per la nuova semina; ma anche in tale quantità esuberante da provvedere al vitto di un’altra nuova famiglia di coloni durante il suo primo anno di esperimento.
Rimpatriato il Franchetti, l’incarico di dirigere e sorvegliare la colonizzazione agricola e di regolare le concessioni di terreno ai coloni, fu affidato all’Ufficio del Demanio, e ne seguirono altre disposizioni e decreti, tutti intesi a facilitare che gli emigranti coloni nell’Eritrea vi divenissero contadini proprietari, secondo le idee già manifestate dalla commissione d’inchiesta del 1891.
Se non che i gravi avvenimenti guerreschi che agitarono in seguito le Colonia vennero a portare un profondo turbamento ed un ristagno nella sua colonizzazione agricola, sicchè finora non se ne poterono poi trarre tutti gli sperati vantaggi.
Dai pochi esperimenti fatti però nei poderi governativi, in quelli privati dei coloni, e degli stessi ascari si potè conoscere che molte plaghe del territorio eritreo sono feconde di produzioni agricole ed atte alla colonizzazione. Il frumento, l’orzo, la dura, le fave, i ceci, le patate ed altre piante erbacee, diedero già dei prodotti sufficienti fin dalle prime semine; e se molte piante arboree come la vite, il gelso, il melo ed il pero, il fico, il ciliegio, ed altri frutti, considerato il breve tempo della loro coltivazione, non poterono