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di un certo tributo ai Capi e al Negus (Ghebri), del mantenimento delle truppe di guarnigione o di passaggio (Fasas) di accorrere alla chiamata per la guerra (Chitet), di abitare e coltivare il territorio concesso.
Il Governo italiano invece, per non irritare le popolazioni indigene e per mantenersele buone ed affezionarsele, lasciò che esse continuassero tutte a fruire e mediante lievi tributi ed obblighi quasi identici o meno gravi degli antichi, dei loro territori, limitandosi a indemaniare ed a rendere proprietà dello stato tutti quegli altri che erano abbandonati o di incerta e mal definita proprietà,1 e destinò questi territori pei suoi esperimenti di colonizzazione agricola.
Per cura del deputato Leopoldo Franchetti, oltre ai tre poderi sperimentali governativi di Asmara, Godofelassi e Gura, furono tentati nell’altipiano degli altri esperimenti di colonizzazione privata conducendovi dall’Italia alcune famiglie di contadini, arruolati con atto notarile, alle quali furono concessi dal governo sovvenzioni di denaro, vitto, strumenti e semi e la facoltà di diventare proprietari del terreno, il tutto da rimborsarsi coi suoi prodotti.
Questi coloni furono stabiliti intorno a Godofelassi, ove fu per loro costituito apposito villaggio; e secondo la relazione che il Franchetti fece poi al Parlamento, ottennero dalla loro opera tale risultato da ritenere possibile il moltiplicarsi dell’immigrazione in ragione geometrica.
- ↑ Furono indemaniati circa 4500 Ettari di terreno produttivo.