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In seguito a queste pratiche il rappresentante di Menelik, mancatogli l’appoggio dell’Italia dovette lasciare la sua residenza di Adua e ritornarsene allo Scioa, rimanendo tutto il Tigrè oltre la linea del Mareb-Belesa-Muna sotto il dominio di Mangascià, che aveva ottenuto la sottomissione di Sebat dell’Agamè e degli altri sottocapi tigrini, e che si riteneva indipendente dal Negus.

Assicurate così le nostre relazioni ed i confini dell’Eritrea verso il Tigrè, pacificatala internamente e palesatene le vere condizioni al pubblico mediante la relazione ed il rapporto della Commissione d’inchiesta, il Gabinetto Di Rudinì, pressato dalla questione finanziaria, senza troppo preoccuparsi del dissidio col lontano Menelik e senza più oltre incontrare gravi opposizioni in Parlamento e nel paese, si diede ad attuare il suo programma di pace e di raccoglimento, riducendo più che fosse possibile le spese della Colonia e restringendone l’occupazione militare permanente quasi esclusivamente intorno al famoso triangolo Massaua Asmara e Keren, donde per mezzo di capi indigeni a noi sottomessi e devoti e di ufficiali italiani distaccati nelle principali località, detti Residenti, sostenuti da bande e da reparti sempre in moto, l’azione governativa si esplicava su tutto il territorio della Colonia.

Sui primi di gennaio del 1892 il generale Gandolfi cessava dalle funzioni di governatore civile e militare dell’Eritrea, e nel febbraio successivo gli succedeva il colonnello Oreste Baratieri iniziatore di una novella fase nella storia della nostra Colonia.