Pagina:Mela - I tre libri di Pomponio Mela del sito, forma, e misura del mondo. Tradotto per messer Thomaso Porcacchi.djvu/33

P I M O. J‘ quale per altre fu cagioni, bifogna far mentione. So» pragi ugne a qualunque entra dentro, [ubilo uno fra* uento, ricetto al fuono de Cembali; iquali diurnamente, e con grande Jlrepito fi fanno udire. Vedeuifi di* poi lume per alquanto fracio di uia; ma come ptuji ua a dentro, tanto più il luogo comparile ojcur.o. Qualunque ardifce entrare fortemente a dentro, afcende ut alto, come quafi fu per un canale > er quiut troua un gran fiume: ilquale alzando grandemente l’acqua in fu, quafi che a pena fi uede poi; percioche come ha con grandifiimo impeto, corfo un poco; fi nafconde [otto terra un’altra uolta. Lo fratio di dentro e tanto fra* uenteuole, che niuno ue ne ha tanto ardito, ilquale uo glia arriuarui; er per quefto rifretto non fe ne ba con tezza. E’fretto tutto, er uer amente luogo / acro, de gno(comefi crederefia) d’ejfere habitato dagli Den percioche niunacofauifi difcernet la quale non rum* pia l’huomo di diuotione; er non moflri, che quiut del continuo fu qualche deità celefte. E uui dipoi un’altra, detta la gretta di Tifone; la cui entrata e fretta, er (per quel che dicono coloro, che n’han fatto prona ) e breue; er per quella cagione ui è fempre buio, ne mai ui fi può difeernere cafa alcuna. F afii mentione di que* fa; percioche già ui fidua Tifone i er per cicche fubi*, to confuma tutto quello, che ui fi gettili e ancora cele brata per le fauole de’ Poeti. Sonoui dipoi due promon tori, Sarpedone ì ilquale già era il fine del regno di Sar pedone: er A nemurio, che diuide la Cilicia dalla Pan* filia. Et fra quejle è Celenderi, er Uatido colonie de