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III. Una fu data ed accettata poco meno che uniformemente da tulli gli scrittori dell’antichità. La filosofia storica degli antichi fu in ciò una, semplice, comune a tutti, indisputata. Tutte le tradizioni sacre e profane antiche, e non solamente le mitologiche grecheromane, ma le anteriori orientali, suppongono negli uomini uno stato primitivo di virtù, nn tempo eroico, un regno di saturno, un’età aurea, da cui peggiorarono le successive. I poeti accettarono poi ed abbellirono tal tradizione; e gli storici finalmente, i politici, i filosofi la confermarono con l’osservazione dell’essersi peggiorate, del peggiorarsi perennemente tutte le loro nazioni, tutto il genere umano fino ad essi. Gli scrittori stessi delle età più progredite in coltura e civiltà non si lasciarono abbagliar mai dallo splendore dell’una o dell’altra; essi protestarono sèmpre della propria corruzione, ed anzi del crescere di essa in proporzione della civiltà. La paura della civiltà è universale negli antichi; ne’legislatori, nei riformatori di legislazioni, nei politici, in tutti gli uomini di pratica, come ne’ poeti, negli storici, nei filosofi, in tutti gli scrittori. Il detto d’Orazio, poeta corrotto d’età corrotta, riassume in sè l’opinione capitale, e già estesa al futuro, di tntta la filosofia storica, antica:
Jitat parente»! pejor mit lui il
Tfot nequiores, mox daturos
Progeniem viliotiorem. <
E Tito Livio, Tacito, e gli altri scrittori fino alla caduta del mondo’antico, confermarono poi quella opinane la quale si può chiamare del peggioramento perenne. — Credevano che avesse peggiorato, peggiorasse e fosse per peggiorare sempre in virtù l’intiero genere umano; credevano che peggiorasse naturalmente ogni nazione quanto più s’inciviliva; credevano la corruzione conseguenza inevitabile della civiltà; e credevano che avessero perennemente a snccedersi le une all’altre nazioni ne’.loro periodi di rozzezza, civiltà e corruzione. Tutti gli scrittori antichi, forse senza una sola eccezione, hanno tale opinione storicofilosofica più o meno palesemente implicata nelle opere loro; e se nessuno di essi 1 Lib. Ili, ode 6, la quale giova veder tutta intiera.