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MEDITAZIONE TEBZA.
Sulla (erra, nè ricuserà cercare oltre essa, talora aiuti, e sempre principio e fine agli eventi nmani.
IX. Non finiremmo, se volessimo prosegnire tutte le armonie, tutte le conseguenze storiche di queste contemplazioni. Delibiamone ancor nna. A molti sarà talora avvenuto più volte di nodrir dubbio in sè soll’ntilità della preghiera. A che, dissero forse, e non solamente nel prosegnimenta di qualche viziosa ma por di qualche buona operosità, a che distrarsi da qnesta, la quale poteva essere utile ad essi, a’ fratelli, o forse all’allargamento stesso del regno di Dio, per rivolgere oziose laudi a quell’Iddio che non ne ha bisogno, a quell’Iddio tanto superiore a noi, tanto innalzato sopra noi nell’impenetrabilità de’ suoi cieli? L’umiltà dell’ente nostro non ci fa ella indegni di tale ufficio di laudatori? La infima importanza nostra non fa ella vano il domandare al regolator del mondo l’intervenzione di Lui contro alle leggi stesse ordinate da Lui, non fa ella quasi importune a Lui le nostre preghiere ? Che prò, che piacere può Egli sentire di esse? — La mente e le parole umane non bastano, per vero dire, a sciogliere compiutamente tal questione, a penetrare nella mente, e, per cosi dire, negli afletti, ne’ piaceri della mente divina. Ma se procedendo, come possiamo, dal cognito all’incognito, noi osserveremo prima, che in tutte le età, su tutta la terra, tutti gli uomini pregarono sempre Iddio con fiducia di essere uditi da Lui; che tra la diversità de’ riti e delle fredenze, questo rito e credenza della preghiera fu ed è universale; se quindi noi considereremo la improbabilità, la impossibilità di questo che sarebbe inganno universale fatto da Dio agli uomini, di fare o solamente lasciar loro credere all’efficacia, che non fosse, della preghiera; noi conchiuderemo certamente che tale efficacia è, è volata, è ordinata da Dio, che ella piace a Dio, muove Dio in qualunque maniera. E quindi sarà spiegato ulteriormente a noi il vero fine, la vera ntilità, il vero ufficio o destino degli spiriti tntti terrestri e celesti, che è di comprendere, di sentire, di pregare e di amare Iddio, di farsi sentire, amare, esaudire da Lui, nniti alla materia, disgiunti da essa, in qualunque condizione, in qualunque