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g redi te col secolo presente, è fortunatamente progredita e fattasi generale qaesta: che la indipendenza,la libertà esterna sia a qualunque popolo più importante più desiderabile piò cercabile, che la interna; e. che non si vuole disturbar il conseguimento di quella colle dispute di questa. Ma, al di che fosser fallite le speranze di quella, ed insieme dell’operosità futura congiunta con qnella; al di che si trovassero una o due nazioni Cristiane dil&nitivamente escluse dalle nazionalità, dall’operosità Cristiana; allora con quelle aspettazioni e quelle speranze caderebbero inevitabilmente pnre que’ riguardi, quelle buone opinioni; le speranze le dispute gli sforzi si rivolgerebbero di nuovo alle libertà interne, si rinnoverebbero le dispute le contese di esse, le ire gli odii le nequizie i delitti le pazzie della guerra di libertà. — Del resto, io tronco volentieri si fatto discorso delia civiltà, degli ordinamenti interni d’ogni nazione, non solamente perchè le condizioni del paese dove scrivo e i doveri miei di cittadino mi impedirebbero forse di svolgere tutti i miei pensieri su tale assunto, e meglio i troncare quelli che non si possono svolgere; e poi perchè, quando ne potessi scrivere particolarmente, io noi vorrei per non ridestar que’ nomi quegli odii che io dissi cosi fortunatamente spenti, che non vorrei mai più veder ridestati, che io odio e disprezzo del paro. — Nè perciò io fo nemmen reticenza di niuna opinione mia importante: tutte le mie sugli ordinamenti interni, sulla civiltà particolare di ogni nazione Cristiana, su’ progressi sperabili e desiderabili, sono comprese in quelle poche parole già ripetute:— la libertà esterna essere sempre da anteporsi all’interna; l’ordinamento di questa, come d’ogni altra condizione degli stati, non doversi procacciar mai se non con mezzi buoni, cioè col rispetto de’ diritti esistenti, col mezzo delle leggi; e se non vi sono, con quello dell’opinione; la quale, quando è universale, ordina.

Conchiudiamo men certamente che perla Religione, ma eonchindiamo pur che la Civiltà è in progresso, che le probabilità d’essa pur sono speranze.