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meo per a tempo vivere più distinto Io spirito amano; i il più tristo dei dogmi, è la più trista delle filosofie. Eppure, dogma o filotofia, espresso o no, professato o non professato, si trova in fondo a tutte quante le filosofie antiche, o restaurate dall’antiche.1— Or che è ciò? se non prova, non più solamente dell’insufficienza, ma anzi della perversità della mente umana; la quale qualunque volta abbandonò irragionevolmente la rivelazione, non solo non seppe ritrovare mai da sè l’opinione più semplice, ma si fermò a quella stessa.che è la meno satisfacente alla propria ragione, agli stessi suoi propri desiderii. Temiamolo, confessiamolo quindi, od anzi professiamolo per l’avvenire: nuove religioni non son prevedibili, a malgrado le profezie od anche i programmi che se ne van facendo; ma prevedibili sono e la continuazione di molte antiche, e forse il sorgere di alcune nuove filosofie abbandonatrici della rivelazione; e finché ne continueranno e sorgeranno di tali, elle non sapranno provare se non più o meno d’improbabilità, ma non mai l’impossibilità del Panteismo; elle recapiteranno dove recapitarono le preeeditriei, alla soluzione panteistica satisfacente alla questione del fine, ma non a quella della causa finale degli spiriti. £ naturale: lo filosofie che abbandonano la rivelazione, abbandonano più o meno l’idea, o almeno l’importanza dell’idea della causa finale, l’identità della causa finale colla causa prima o causante.
V. E quindi noi rifuggiamo premurosi a quella rivelazione, che sola diede compiuto, e cosi sola volgarizzò lo scioglimento quarto ed ultimo della gran questione, il dogma della vita ulteriore ed eterna degli spiriti. Imperciocché è vero che tal dogma si trova in parecchie delle religioni antiche traviate, e principalmente nella eclettica grecoromana e nelle settentrionali scandinavogermaniche; ma in tutte queste, come poi nella maomettana, la vita nlteriore
1 se si facesse intorno a qualunque delle filosofie privatesi del fonte della rivelazione un lavoro «ritico simile a quello fatto da parecchi, ma principalmente dal Gioberti, intomo alla filosofia del Cousin, ei si verrebbe, credo, alla medesima conchiusione del trovarvi implicato, a malgrado le espressioni contrarie, il Panteismo. Ma non è mala fede di que’filosofi, è impotenza di quelle filosofie.