Pagina:Meditazioni storiche.djvu/526

indietreggiare forse grandissimo di essa, per l’evidente inferiorità della civiltà Rossa che vorrebbe ridur l’altre al proprio grado. Questo dunque è il pericolo vero, prossimo e grande, che corre la civiltà Cristiana da nno degli stati compresi in essa. Questo si deve guardar in faccia, cercar di conoscere bene, saper incontrare. Il negarlo ssrebbe stoltezza, o piuttosto menzogna; lo scemarlo od accrescerlo, panra; il contentarsi di ritardarlo, debolezza inutile, pigrizia d’una generazione a danno delle segaenli; il volerlo tor di mezzo a forza prematuramente, altra stoltezza, sacrificio contrario della generazione presente alla sicurezza, al riposo dell’avvenire. Contro a siffatti danni eventuali od anzi probabili, ma in somma non certi (imperciocché la natura, la estensione, la tensione, le usurpazioni stesse fatte o annunciate di qnell’imperio sono altrettante cause di caduta, le qnali possono, effettuandosi, tdrre il pericolo), contro a siffatti danni eventuali o probabili, non è che un rimedio prudente, il vederli, invigilarli, francamente, continuamente, lungamente, perpetuamente, finché dorano; il non lasciarli accrescere d’un passo, il non perdere un’occasione di scemarli,l’afferrar quella, se mai, di distruggerli. E tutto ciò, che sarebbe difficile ad uno stato solo contro un altro, è difficilissimo tra parecchi o tutti contro uno; dipende dalla persuasione, dalla vigilanza, dalla virtù di tutti, dal sacrificio continuo degli interessi particolari a questo comune, dal non ingelosirsi gli uni degli altri, dal non invidiare nè la potenza presente dello stalo duce, nè gli accrescimenti degli stati vicini; dipende in somma dalla conservazione, dal progresso dèlia civiltà Cristiana in tulli gli altri popoli della Cristianità che stanno incontro o in faccia a quest’ uno che non vuole nè può progredire. E si vede che tutto ciò è, e rimarrà dubbio gran tempo; che questa quindi è, e rimarrà gran tempo la grande eventualità della civiltà Cristiana. — Peccato che qnel grande imperio non vegga altri magnifici destini a lui possibili 1

III. Essminiamo ora, pure brevemente, ma compiutamente, i due pericoli della potenza assoluta cadente in tirannia, e della libertà cadente in licenza; compiutamente, dico, qnanlo il sapremo; senza reticenza, il ripeto. Quanto