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tà: che i Tirreni fnrono Giapetici, delia schiatta de’ Tyras, già stanziati nell’Asia Minore, dove fnrono insieme o prima de’ Lidii; 1 e che migrati quindi per il Bosforo e l’Ellesponto

gran conto. In Germania, all’incontro, tali furon tenute, quanto alla storia Italica a cui mi restringo, l’opera del Niebubr ed una di Ottlriedo Muller. Ma già Ottfriedo Miiller negli ultimi lavori suoi, e principalmente nella sua bellissima storia delia letteratura Greca, tornava indietro dalla scuola seguita ne’ suoi primi studi; e quanto a Niebubr, ognun ss la viva polemica cbe gli s1 innalzò contro nella sua patria stessa e in tutta Europa. (Vedi, fra gli altri, il bel lavoro del Le Cierc, Dee Journaux chez les /tornami, recherches précéiées d’un Mémoire tur les annalet dee Pontifes etc., Paris, F. Didot, 1838.) La reazione era inevitabile, è incominciata. —Ed io crederei cb’ eila debba giugnere od anzi tornare a quel metodo tutto opposto cbe consiste, 1° in raccogliere quante più tradizioni, più fonti, più testi possa e sappia ciascuno secondo le proprie facoltà d’erudizione e pazienza; V in giudicarli e compararli poi secondo le altre facoltà di critica o logica; 3° iu trarne, con quella che chiamerei storica immaginativa, un complesso d’eventi, una narrazione che stia, per cosi dire, in piedi da sè, che non giuri contro alle storie contemporanee dell’altre nazioni, nè coila seguente o antecedente della nazione di che si tratta. Nè questo metodo è nuovo, per vero dire; è anzi metodo antico dappertutto, metodo del senso comune, metodo di tutti i critici antichi e nuovi accettati nella scienza, metodo solo scientifico e logico., ed è poi (il dico per coloro che si sien forse scandalezzati di vedermi toccare alla gloria italiana del Vico, capo non riconosciuto abbastanza, ma non incontrsatabile, innocente ma non innocuo, ingegnosissimo ma non critico, della scuola contraria), è il metodo vecchio Italiano del sigonio, del Gravina e dell’inarrivabile Muratori.— E certo poi niun metodo è per sè stesso esente dal mal uso delle esagerazioni; ed in questo si posson fare, si fan talora connettiture di fonti troppo lontani, congetture troppo ardite sopfa essi.’Ma in nome, di nuovo|, del senso comune, non è ella arditezza molto maggiore, quella di eliminare d’un tratto uno, due od anche tutti i fonti, accettati, ammirati dalie generazioni più vicine ai luoghi e ai tempi che si vogliono risuscitare? Ovvero fare di essi quelle interpretazioni simboliche, mitiche, che equivalgono a distruzioni? serbiamo tali interpretazioni per que’fatti religiosi dove i miti sono evidenti, e confessati dagli antichi. Ma dove questi narrano seriamente, procuriamo di narrare anche noi. Se ci è possibile di narrar più chiaro cbe gli antichi, ei non potrà farsi mai distruggendoli, ma comparandoli.— si metta altri con più erudizione che non io su questa via; e la storia antichissima d’Italia n’uscirà molto più chiara che non si crede volgarmente.

1 Jlen., cap. X, v. 2. Posta per certa l’origine giapetica de1 Tirreni, prevedo un’obiezione alla ioro parentela coi Lidii. Questi diconsi semitici dagli interpreti biblici per la ragione che trovssi Lud tra i figliuoli di sem (ibid., v. 22). Mal" l’identità de’ Lud e de’ Lidii non è provata da niun’altra concordanza, come è quella de1 Tyras eTyrseni, non s’appoggia se non ad una diquelle eufonie che significan poco quando sole; ondechè, se le due identità s’opponessero, sarebbe da preferire quella dei Tyras e Tirreni; 2° dato anche che Lùd fosse identico col re Lido, egli rimane nella genealogia biblica fratel cugino di Tyras, e nelle genealogie GrecoItaliche fratello assoluto di Tirreno; una differenza cosi piccola rispetto a tali antichità, che può anzi parer somiglianza e conferma reciproca delle due genealogie.