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sparta, che ordinando prima, conservò nltima la civiltà Ellenica antica. Questa era quella che vedemmo in tutte le genti primitive; un re (salve le usurpazioni) ereditario, una gente guerriera e signora, una o più altre ridotte a vari gradi di servitù. A Sparta, dapprima il re unico, poi i due re furono sempre di quella famiglia degli Eraclidi che avea regnato già su tutti i Dorii, ma che si lasciò cacciare dappertutto altrove, o da’ tiranni, o dall’aristocrazie. La gente signora fu quella parte della Dorica che stanziando a sparta prese nome di spartana. Le diversamente soggette furono resti degli antichi abitatori, e chiamaronsi le une Perieci, le altre Iloti; e tutte insieme, signore e soggette, chiamaronsi Lacedemoni. Gli spartani soli partecipavano a’ magistrati ed all’adunanza suprema del popolo, di che siamo per vedere; e raccogliendo i fruiti delle terre senza lavorarle, soli godevano di quella operosità politica e di quell’ozio privato in che lutti gli antichi fecero consistere la somma felicità civile, ciò che chiamavano libertà.— I Perieci possedevan terre e forse non le lavoravano, onde avean l’ozio privato, ma non la pubblica operosità, non dunque la piena libertà. Gli Iloti non avean né operosità né terre proprie; tenevano in
Boeckh, Economie politique dei Athéniens (ci serviamo della traduzione, Paris 1828). Ha questi prendemmo i sommari, le opinioni nostre. Ma il notar minutamente i luoghi ci diventa impossibile. — Sia detto una volta per tutte. Quanto più inoltreremo nell’opera nostra, tanto meno minuta, mente citeremo. Non solamente ci si fa materialmente impossibile citare, ma intellettualmente impossibile di confrontare od anzi (siamo sinceri) di conoscere tutte le opere scritte su ogni storia particolare. Chi ci sindacherà sulle citazioni, s’attaccherà a ciò cui non poniamo niuna importanza, niuna pretensione. Noi non pretendiamo a vastità, ma a sufficienza e giustezza di scienza; e quando su ogni punto specisle crediamo esser giunti a tal sufficienza, giustezza o verità, noi ci fermiamo ne’ nostri atudi, non li pioseguiamo nemmeno a cercare tutte le autorità che confermerebbero le nostre opinioni. Altro è il dovere, altra la possibilità dell’erudizione in una monografia, aitro ed altra in una storia universale, altro ed altra ancora in queste meditazioni di essa. Qui i risultati sono solo scopo del libro. Obi distrugga questi, distruggerà il libro; chi vi noti errori, lo infermerà più o meno; me chi vi noti povertà di citazioni, non distruggerà ni infermerà nulia del libro; non farà, tutt’al più, se non dimostrare inutilmente la pochezza d’erudizione già confessata dail1 autore. — se le citazioni mie parranno istradamenti a studi ulteriori d’erudizione, bene sia, sarà un soprappiù; ma ae non parran tali, non mancano a ciò manuali, bibllografle, dizionari, enciclopedie. Questo libro non vuol essere nulla di tutto ciò: io mi tengo fermo, e prego i leggitori di tenerei fermi al titolo.