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ste tre genti bibliche fossero veramente fondatrici de’ tre regni manetoniani all’epoca dell’immigrazione; ma che, cacciatene od ascitene poi per qaalanqae caso, lasciassero i regni alle tre genti sorelle e sole rimaste nltimamente egiziane. — 9° Quelle piramidi di suG e di Mencheres che negli ordinamenti successivi si fan risalire oltre l’anno 4000, e cosi di 1000 e più anni più antiche che non il monumento e la dispersione di Babele, sarebbero tott’al più del 2700 e probabilmente meno antiche; e cosi più o meno contemporanee del monomento babelico, e probabilmente imitazione, riproduzione o reminiscenza di esso, subito dopo la dispersione; che sarebbe forse la spiegazione più satisfacente di quelle immani costruzioni, qualunque fosse, dei resto, l’oso speciale a coi si destinassero o si rivolgessero.1 — 10° Ancora, comparando al nostro ordinamento manetoniano i fatti della storia profana, ne risulterebbe: che que’due re Osimandia e sesostri che ci son dati, il primo da Diodoro, * il secondo da Manetone, * come antichissimi conquistatori, sarebbero o favolosi del tutto, ovvero tott’al più doe dei re maggiori di Memfi o di Tebe che avrebbero per a tempo conqoistati, riuniti parecchi regni piccoli egiziani; ma non conquistatori nell’Asia, nella scizia, nella Battriana, che non è probabile in qoell’età antichissima in che rimase diviso l’Egitto ora in sei, ora almeno in due regni. — 11° E cosi ultimamente ed in tutto la storia primitiva egiziana sarebbe ridotta a storia d’on millenio incirca prima del 1800, a storia di regni, di genti moltiplici e varianti, a storia più o men somigliante in somma a lotte l’altre contemporanee, a storia storicamente spiegata. Se lai vantaggio, che non è nell’allre ipolesi, possa far parer questa degna d’essere esaminala dagli uomini speciali, aggiungan essi e correggano i particolari. Io aspetto i loro lavori con impazienza, ma non senza fiducia, che siccome più periti facciano essi definitamente epperciò glorio

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  1. Delle Piramidi, vedi le opere di Howard Wise, Nestor l’HAte, Lenormant e Lepsius, citate sopra, Meditazione V, pag. 88 in nota.
  2. Erodoto, lib. 11, § 101. — Diodoro di Compagnoni, lib. I, sezione II, cap. Ili e iV.
  3. Rosellini, op. cit., tomo I, pag. 38. — Wilkinson, tomo 1, pag. 64.