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Intanto i Buddhisti poc’anzi caceiati di là sembrano esser» sparsi scendendo nella valle, ne’ regni gangetici; e ciò si fa tanto più probabile, dal vederli anche prima di quel tempo acerescarsi errando e dispotando.1 Ad ogni modo, fin da prima di qnest’ epoca e poi per parecchi secoli fino appunto a quel di Ciro, trovasi memoria na’ regni gangetici a Magada, a Rapila ed altrove, di uno od anzi parecchi sakiamnni, sakiasinba e Gautama, de’ quali fecesi già un solo fondatore, ma che noi diremo introduttori vari e successivi dell’antica e settentrional religione di Buddha.* — Ma questo entra meglio nell’importantissima questione delle religioni; ondechè noi chiudiamo qrif il nostro rapido sommario di storia indiana primitiva. Il quale parrà forse insieme e molto povero a’nostri leggitori, e troppo ardito agli eruditi Indianisti speciali.

VI. Ed ora noi siamo per segnir questi ne’ loro campi prediletti, in quegli assunti della religione, della civiltà, della eoltura indiana, i quali tntti sono de’ più importanti, e il primo è forse il più importante, che possa propocsi alla scienza storica presente. Giacciono là dinnanzi a noi, all’estremo del nostro continente, tre o quattro cento milioni d’anime, nn terzo e più del genere nmano, ravvolte anch’oggi nelle oscurità di qnelle due religioni di Brahma e di Buddha. E quantunque sia penetrata colà parecehie volte la religione, ultimamente la civiltà cristiana, poco frntto, poca vittoria s’ottenne finora o dall’una o dall’altra. Siamo sinceri: certamente, se si giudichi, o da quel detto veramente divino, che un’anima sola ravviala rallegra tutto il cielo, od anche da quella virtù e liberalità umana che misnra le fatiche e i sacrificii al dovere e non alla riuscita, parranno essere state bene e magnificamente spese colà molte vite di missionari e di martiri. Ma se ne giudichiamo da quel desiderio, io stava per dire da quell’ambizione di propagazione, che è pnr virtù, dovere e natura cristiana, certamente il fatto finora parrà poco a confronto del molto da adempiere. E noi ce ne possiam rimettere, per vero dire, alla Provvidenza; ma non così

1 sul loro errare, vedi Radjat., I,sl. 171; e sul disputare,si. 118,178.

’ F.iphinst., tomo 1, pag. 81*,267.—Radjatar.,tomo II, pag. 406 eseg.