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più le due genti o easte guerriera e sacerdotale erano I consumatori; tutte l’altre caste e genti inferiori o discoste erano fabbricatori, conduttori, diffusori, mercatanti, produttori in somma. E quindi precipitavan quelli da virtù a vizio, salivan qnesti da vizio a virtù. La corruzione de’ re assiri, di lor palazzo di Ninive, del tempio lupanare e de’ sacerdoti di Babilonia ci sono, il dicemmo, attestate concordemente nelle due storie sacra e profana, dalle solenni invettive de’ profeti, da tali descrizioni che or paiono incredibili. La storia dell’imperio assiro è compresa tutta intiera tra due grandi fatti, misti senza dubbio di falsità, ma pnr senza dubbio veri nella loro essenza: la fondazione, in mezzo a cui risplendono le infamie di quella semiramide che riman mito e soprannome di donne venturiero e regalmente meretricie od incestuose, di quel Ninia che è dello primo fondatore e chiuditor de’ serragli orientali; e la cadnla poi sotto a sardanapalo, mito, nome, eroe, vittima di ogni innaturale ed estrema mollezza. Nè furono diversi o men proverbiali i palazzi, gli ozi, i vizi di sardi o d’Ecbalana, de’ Lidii o de’ Medi, di Creso, d’Astiage, di Nabucco. Nè dicasi qui, al solito, è clima, destino asiatico; chè vedrem poi poltrire e imputridire al medesimo modo tulli i grandi imperanti antichi, genti od nomini, Greci o Romani, Alessandriadi o Cesari; e uscir chiara, quindi la causa mollo più generale, che non è l’Asia, non il clima, ma la natura nmana abbandonala a sè slessa. A tulli i grandi imperanti antichi l’imperio fu sempre’ compagno o sinonimo d’ozio. Non avendo emuli nè nemici degni al di fuori, non potenze regolarmente equilibranti addentro, non ritegni poi al di sopra, la natura umana faceva in essi i suoi effetti na turali; faceva anlepor l’ozio alla fatica, le voluttà alla noia, gli sfoghi agli sforzi, la mollezza all’austerità, il vizio in somma, ogni vizio dicibile od infando alla dura virtù. — Ed all’incontro tutte quelle genti le quali, o dentro o intorno ai confini mal definiti di questi imperii, rimanevano in condizioni poco diverse o di interrotta servitù o di pericolosa libertà, rimanevano in necessaria ed incessante operosità. La quale anch’essa è natura umana in mezzo ai pericoli ed agli stenti, per lorsene, per arrivare a miglior condizione, a più