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la provvidenza nella storia. |
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sti in quello Spirito delle leggi, che è l’opera massima, e come il codice della filosofia storica antica restaurata. Finalmente caddervi tra mezzo e dopo a questi sommi, molti altri minori; i quali io non nomino, e perchè de’ sommi soli importa segnalare gli errori, e perchè le lunghe nomenclature d’erranti traggono seco una ingrata apparenza d’invidia, e perchè poi sono noti ad ognuno i nomi di que’ tanti storici e filosofi, i quali principalmente nella seconda metà del secolo scorso scrissero con ingegno e virtù storiche altronde grandi, ma senza tener conto o non bastante conto del massimo de’ fatti umani, del Cristianesimo, in mezzo a cui vivevano e scrivevano. E fu allora, e per essi, che s’inventarono que’ due nomi di storie filosofiche e filosofie storiche, i quali, assunti da essi a vanto esclusivamente, furono poi, come succede, dati loro esclusivamente ad ingiuria da’ loro avversari. — Nè mancarono questi; non poteva mancare chi continuasse la serie, non interrotta nemmeno nel medio evo, de’ contemplatori della Provvidenza in tutte le opere, in tutte le manifestazioni di lei, la scuola storica cristiana. Della quale pur tralasciando tutti i minori, e Leibnizio stesso, che tal non è se non perchè, preoccupato in altri studi, scrisse poco di storia, non accennerò se non il solo Bossuet. Il quale scrisse ad uso d’un adolescente, epperciò con disegno elementare; ad uso d’un principe, epperciò da un punto di vista alto ma ristretto; e un secolo all’incirca prima di Montesquieu e Gibbon, epperciò con tanti meno aiuti delle scienze progredite. Ma altissimo ingegno per sè, e sorretto dall’educazione e dalla scienza religiosa, seppe, più che nessuno forse de’ moderni, ben distinguere l’imitazione buona delle forme antiche dall’imitazione cattiva delle loro idee, ed innalzarsi poi d’una in altra causa alle più alte cui sia dato ad uomo di arrivare. Così egli scrisse quel libro, che apparendo grande al tempo suo, s’è fatto più grande al paragone di tanti altri succeduti, non progrediti; quel libro che tutti insieme, seguaci ed avversari, chiamano immortale. — Ma ei si vuol confessare; questo libro rimase a lungo solo grande nella scuola cristiana, incontro a tutti quegli altri della scuola antica rinnovata. Non, che non se ne scri-