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storia profana. — Ma se, lasciando tutti que’ campi arbitrariamente ristretti, tatti quegli scopi volontariamente ravvicinati, si miri a quello tanto più alto della verità para ed assolata, allora, accettato il gran documento de’ due mila e più anni primitivi, si possono e debbono aggiugner questi, per trovarvi le origini vere delle cosi dette origini. E cosi fecero e fanno oramai i migliori scrittori di storie universali. 1 Più brevemente gli storici propriamente detti, perchè è ufficio loro narrare i fatti e ricordar solamente le spiegazioni, e quelli son pochi, e queste lunghe e difficili qui. Più lungamente quindi i contemplatori o spiegatori, il cui ufficio è all’incontro ricordare i fatti ma spingere le spiegazioni fino a qualunque termine possibile; noi spiegatori dobbiamo fermarci appunto dove s’affrettano i narratori, affrettarci dove si ferman essi. E fn un tempo, che accettato più semplicemente da tutti il gran documento de’ secoli primitivi, e

1 Cosi almeno feoe e fa (sia detto, se 6 possibile, senza sospetto di altra parzialità, se non quella cbe confesso e viene natnralmente da una grande conformità di opinioni), cosi fece e ft l’ultimo e migliore, il nostro Cantò. Da Bossuet fino a noi, nessuno, che io sappia, accettò cosi francamente il gran documento di due millenil primitivi, nessuno perciò diede a questi una cosi giusta proporzione nel suo lavoro. Anche fra gli storici ammettenti le due parti naturale e soprannaturale della storia Biblica, i più passavano già, quasi con vergogna, su questa storia primitiva. (Vedi Ferrand, Esprit de l’Bistoire, 1803.) E quanto a ooloro ohe più o meno si riducono alla sola parte naturale, tutti caddero di necessità in una di queste due conseguenze. Ovvero essi pure passano sul due miilenii di che hanno’ o credono cosi pochi fatti. (Vedi Miiller principalmente, e poi anche schlosser, Rotteck, ec., e Leo stesso nelia recente ed altronde bella opera Lehrbuch der Universalgeechichte zum Gebrauche in friheren Vnterrichtsanstalten, 3 B. Halle 18351838.) Ovvero, sforzandosi «supplire con congetture o generalità ai fatti rigettati, essi allungano all’incontro smisuratamente, ed oscurano più che mai tutti questi esordi della storia umana. Herder consumò già in essi 10 de’ 20 libri di quelle sue Idee, a cui si può, lodando e biasimando insieme, dare ii nome di poetiche; ed ultimamente Hegel (Filosofia della storia di Q. Q. Fed. Hegel, compilata dal D. Gans, e tradotta dal tedesco da G. B. Passerini, Capolago 1840) non solo vi occupò (come è osservato dal savio traduttore) un quarto ali* incirca dell’opera sua, ma vi porti) quelle oscurità, quelle intricatezze di pensiero, onde dovrebbesi tener pura almeno la scienza storica. Io conforto coloro a cui paiano ardue le nostre od altre contemplazioni storiche, a prender in mano la introduzione di questa filosofia. Essi ci concederanno forse qualche chiarezza almeno relativa. — Ad ogni modo, succeduti agli storici già rinnegatori assoluti gli ammettitori razionalisti del gran documento, ed agli ammettitori intieri ma vergognosi i più assoluti ed aperti, è innegabile qui iu avanzamento delia scienza storica.