MEDEA
Mi dimostri il tuo bianco e chiaro lume.
E voi Dei, per liquali
Gia mi giurò Giasone:
E voi, cui più conviene
A Medea porger preghi
O de l’eterna notte oscuro Caos,
Regni d’Inferno, e Re fiero e tremendo
Di quel profondo Abisso,
E tu Reina, che con miglior fede
Fosti rapita al mondo,
Che non fu io: e voi sorelle ultrice
Con le chiome crinite di serpenti
Siate, mentre vi prego,
Favorevoli tutte a voti miei,
Quali gia vi mostraste
Horribili e tremende a le mie nozze;
Pregovi a dare a morte
La novella consorte
Il suocero, et i figli di Giasone.
Et a me peggior male
Di quel ch’io prego al mio sposo ingrato.
Viva egli, e vada errando
Per ignote contrade
Esule, pien di tema in odio a tutti,
E non trovi giamai ferma magione.
Desideri di havermi,
Com’era per sua sposa,
E brami sempre le straniere case,
A tutti forastier famoso e nato:
E, quello, di che peggio,
Desiar non si puote,
Al padre et a la madre.
Ma la vendetta è meco.
Ho partorito, et ho dilui figliuoli.