MEDEA. 211
Mandano fuori: o sopr’Atho, e su Pindo,
Quante ne bagna il Tigre, e l’Histro quante
Quante l’Hidaspe, e quante il Bethi, ilquale
Da nome al suo terreno.
Ella la notte colse
L’herbe crudeli, altre col ferro et altre
Con l’unghie; e de’ Serpenti
Tragge il veleno fuori,
E vi mescola insieme osceni augelli
Il cuor del mesto Guffo,
E le viscere tratte
Di mesta strige ancor tremante e viva.
E queste cose pone
Separate la fiera
Artefice del male.
Et aggiunto v’è il foco,
E ’l pegro ghiaccio e freddo.
Et aggiunsevi ancora
Parole non men crude e di paura
Che ci siano i veleni.
Ecco, ch’ella ne viene
Strepitando co’ piedi furiosa,
Cantando i sacri carmi:
Et a le prime voci il mondo trema.
Medea.
Pregovi ombre defonte,
E voi Dei de l’Inferno;
Tu cieco Caos, e tu Regno di Dite
Tenebroso e dolente:
E tu caverna de l’horrenda morte,
E voi alme disciolte
Hor da supplicij vostri