MEDEA.
E, quando in sé contien la bassa terra:
Io voglio ricercar veleni in cielo.
Hora è tempo di fare
Effetto tal, ch’ogni memoria ananzi.
Qui discenda quell’angue,
Che a guisa di torrente
Giace la sù annodando
Con nodi immensi e strani
Ambedue l’Orse, quella,
Ch’è maggiore, et insieme la minore.
La maggior vie più atta
A Pelasgi, e a Sidonij la minore.
E finalmente allarghi
Ofiulco le mani,
E ne sparga il veleno:
Scenda Pithone e l’Hidra,
E ’l Dragon, che giamai non prendea sonno,
E prima chiuse gli occhi
Indotto a questo da gl’incanti miei.
Poscia, ch’ella chiamò tutti i serpenti,
Ridusse in uno i mali
Tutti, che può crear terreno seme,
Quanti genera Erice,
E ’l Caucaso, ch’è sparso
Del sangue di Prometheo: e ’l Medo, e ’l Partho
Gli Arabi; o quanti accolge
Sotto il fredd’Asse il svevo
Nobile per le selve
Hercine: et herbe quante
Nascon di Primavera,
O ne l’algente verno:
E quanti fiori han foglie
Velenose e mortifere: et insieme
Quante radici avenenati suchi