MEDEA. 204
Le bocche pur del Ponto?
Per lequali io ridussi
Tanti nobili adulteri, seguendo
Per l’Isole Simplegadi ciascuno.
Rivedrò forse ancora
La pargoletta Iolco,
O la Thessala Tempe?
Le vie, che a te già apersi, a me l’ho chiuse.
U mi rimetti? a l’esule tu imponi
Esilio, né lo dai.
Vadasi: che l’ha imposto
Il genero del Re. nulla ricuso:
Dammi quanti supplici, ch’a te giova.
L’ho meritato. La consorte tua
Aggiunga ogni tormento a la rivale,
Leghi queste mie mani, e mi condanni
A perpetua prigione:
Io patirò minori
Pene, di quel, ch’io merto.
Ingrato petto, volgi un poco teco
I Tori, che mandavan fiamma e foco:
E gli huomini nasciuti
De’ seminati denti,
I quai per mia cagion rivolser l’armi
Contra se stessi. Aggiungi
Le spoglie a questo del Monton di Friso,
E ’l vigile Dragon, che tu facesti
Addormentar, merce di mia pietate.
E ’l mio fratello occiso:
Et in un mal più mali,
Le figliuole da me sospinte a dare
La morte al padre, et a smembrar le membra,
Di cui più non dovea
Riveder questa luce.