- E ’l mar gravato l’onde
- Innalzò insino a le lucenti stelle,
- E sparsero di lor le folte nubi.
- Alhor s’impallidio
- Tisi, e lasciò tutte le briglie al legno.
- Si tacque Orfeo, e riposò la lira.
- E l’istess’Argo ancor perdeo la voce.
- E alhor, che la donzella
- Del sicilian Peloro,
- Che ’l ventre ha cinto di rabbiosi cani,
- Aprio tutte le bocche,
- Chi non tremò tutto dal capo al piedi?
- Chi similmente alhora,
- Che le Sirene fiere
- Con piacevole canto
- Acchetavano il mare?
- Alhor, che ’l Thracio Orfeo
- Avezzo a ritener con la sua cerva
- Le navi, quasi astretto
- Fu a seguir le Sirene?
- E qual fu ’l premio al fine
- Del periglioso corso
- L’aurata pelle, e seco
- Un maggior mal, Medea,
- Degna nel vero merce
- De la primiera nave.
- Hor già ci cede il mare,
- E patisce ogni legge.
- Nè Argo solamente
- Fabricata da Pallade, laquale
- Condusse i sacri Heroi,
- Il mar preme, ma ancora
- Ogni picciola barca.
- Ogni termine è smosso;