- A le sue note tira.
- Cosi mio dono è Castore e Polluce,
- E di Borea i figliuoli,
- E Linceo, che la vista ha sì sottile,
- Che le cose oltre mar penetra e vede.
- E tutti i Minij: però ch’io mi taccio
- Del Duce di quei Duci,
- Per il qual fasto nulla mi si deve.
- Questi imputo a niuno,
- A voi ridotto ho glialtri.
- Ne mi si puote opporre
- Fuor, che questo: che sol per mia cagione
- E’ tornata la nave, che fece Argo.
- Se a me fosse piaciuto
- La mia virginità, se ’l padre mio,
- Insieme con sì grandi e chiari Heroi,
- Grecia hora ne saria tutta distrutta.
- E primo fora stato
- Tolto di vita da i feroci Tori
- Questo genero tuo.
- Sia pur la causa nostra
- Da qual si vol fortuna oppressa e vinta:
- Nè m’incresce d’havere
- Conservati cotanti huomini illustri.
- Tutto quel guiderdone,
- Ilqual da la mia colpa ho ricevuto
- E’ sol presso di te. Se ti gradisce,
- Condannami per rea.
- Ma intendi il mio peccato,
- Son nocevole: questo
- Lo confesso Creonte:
- Matal sapevi, ch’io
- Era, quando io ne venni
- A piedi tuoi, et humilmente chiesi