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dei doveri dell’uomo. |
[1841-1860] |
plicazione di verità religiosa cominciarono a far bottega del culto, e a pensare a sè stessi, non al popolo ch’essi dovevano illuminare e proteggere. E allora, il popolo, sprezzato dai letterati, tradito e spolpato dai preti, esiliato da ogni influenza nelle cose pubbliche, cominciò a vendicarsi ridendo dei letterati, diffidando dei preti, ribellandosi a tutte credenze, poi che vedeva corrotta l’antica e non poteva presentire più in là. Da quel tempo in poi noi ci trasciniamo tra le superstizioni comandate dall’abitudine o dai governi e la incredulità, abietti e impotenti. Ma noi vogliamo risorgere grandi e onorati. E ricorderemo la tradizione Nazionale. Ricorderemo che col nome di Dio sulla bocca e colle insegne della loro fede nel centro della battaglia, i nostri fratelli lombardi vincevano, nel dodicesimo secolo, gl’invasori tedeschi, e riconquistavano le loro libertà manomesse. Ricorderemo che i repubblicani delle città toscane si radunavano a parlamento nei tempii. Ricorderemo gli Artigiani Fiorentini che, respingendo il partito di sottomettere all’impero della famiglia Medici la loro libertà democratica, elessero, per voto solenne, Cristo capo della Repubblica — e il frate Savonarola predicante a un tempo il dogma di Dio e quello del popolo — e i Genovesi del 1746 liberatori, a furia di sassate, e del nome di Maria protettrice, della loro città dall’esercito tedesco che la occupava — e una catena d’altri fatti simili a questi ne’ quali il pensiero religioso protesse e fecondò il pensiero popolare Italiano. E il pensiero religioso dorme, aspettando sviluppo, nel nostro popolo: chi saprà suscitarlo, avrà più fatto per la Nazione che non con venti sette politiche. Forse all’assenza di questo pensiero negli imitatori delle costituzioni e