[1841-1860] |
dei doveri dell’uomo. |
27 |
riamente il lavoro intellettuale, ad altri la milizia, ad altri le opere servili, e si condannavano a una immobilità che ancor dura e durerà finchè la credenza in quel principio non cada. Quando i Cristiani dichiararono al mondo, che gli uomini erano tutti figli di Dio e fratelli in lui, tutte le dottrine dei legislatori e dei filosofi dell’antichità che stabilivano l’esistenza di due nature negli uomini, non valsero ad impedire l’abolizione della schiavitù, e quindi un ordinamento radicalmente diverso nella società. Ad ogni progresso delle credenze religiose noi possiamo mostrarvi corrispondente nella storia dell’Umanità un progresso sociale: alla vostra dottrina d’indifferenza in fatto dì religione, voi non potete mostrarci altra conseguenza che l’anarchia. Voi avete potuto distruggere, non mai fondare: smentiteci, se potete. A forza d’esagerare un principio contenuto nel Protestantismo, e ch’oggi il Protestantismo sente bisogno d’abbandonare — a forza di dedurre tutte le vostre idee unicamente dall’indipendenza dell’individuo — voi siete giunti, a che? all’anarchia, cioè alla oppressione del debole, nel commercio; alla libertà, cioè alla derisione del debole che non ha mezzi, nè tempo, nè istruzione per esercitare i propri diritti, nell’ordinamento politico; all’egoismo, cioè all’isolamento e alla rovina del debole che non può aiutarsi da sè, nella morale. Ma noi vogliamo Associazione: come ottenerla sicura se non da fratelli che credano negli stessi principii regolatori, che s’uniscano nella stessa fede, che giurino nello stesso nome? Vogliamo educazione: come darla o riceverla, se non in virtù d’un principio che contenga l’espressione delle nostre credenze sull’origine, sul fine, sulla legge di vita dell’uomo su questa terra? Vo-