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20 | dei doveri dell’uomo. | [1841-1860] |
mille tra voi, se voi non combatteste che in nome degli interessi materiali, o d’una certa organizzazione. Poco importa che mutiate le organizzazioni, se lasciate voi stessi e gli altri colle passioni e coll’egoismo dell’oggi: le organizzazioni sono come certe piante che danno veleno o rimedi a seconda delle operazioni di chi le ministra. Gli uomini buoni fanno buone le organizzazioni cattive, i malvagi fanno tristi le buone. Si tratta di render migliori e convinte dei loro doveri le classi ch’oggi, volontariamente o involontariamente, v’opprimono; nè potete riescirvi se non cominciando a fare, per quanto è possibile, migliori voi stessi.
Quando dunque udite dirvi dagli uomini che predicano la necessità d’un cangiamento sociale, ch’essi lo produrranno invocando unicamente i vostri diritti, siate loro riconoscenti delle buone intenzioni, ma diffidate della riescita. I mali del povero sono noti in parte almeno, alle classi agiate; noti ma non sentiti. Nell’indifferenza generale nata dalla mancanza d’una fede comune, nell’egoismo, conseguenza inevitabile della predicazione continuata da tanti anni del ben essere materiale, quei che non soffrono si sono a poco a poco avvezzi a considerare quei mali come una triste necessità dell’ordine sociale o a lasciare la cura dei rimedi alle generazioni che verranno. La difficoltà non è nel convincerli; è nel riscoterli dall’inerzia, nel ridurli, convinti che siano, ad agire, ad associarsi, ad affrattellarsi con voi per conquistare l’organizzazione sociale, che porrà fine, per quanto le condizioni dell’Umanità lo concedono, ai vostri mali e ai loro terrori. Or, questa è l’opera della fede, della fede nella missione che Dio ha dato alla creatura umana qui sulla Terra, nella responsabilità che pesa su tutti coloro che non la compiono, nel Dovere che impone