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dei doveri dell’uomo. |
[1841-1860] |
loro di meritare. Alcuni erano perseguitati nella libertà del pensiero; altri, ingegni potenti, si vedevano negletti, allontanati dagli impieghi che occupavano uomini di capacità inferiore alla loro. Allora anche i mali del popolo li irritavano. Allora scrivevano arditamente e di buona fede intorno ai diritti che appartengono a ogni uomo. Poi, quando i loro diritti politici e intellettuali si trovarono assicurati, quando la via agli impieghi fu loro aperta, quando ebbero conquistato il ben essere che cercavano, dimenticarono il popolo, dimenticarono che i milioni, inferiori ad essi per educazione e per desiderii, cercavano l’esercizio d’altri diritti e la conquista d’un altro ben essere, posero l’animo in pace e non si curarono d’altri che di sé stessi. Perché li chiamate traditori? Perché non chiamate invece traditrice la loro dottrina? Viveva e scriveva nello stesso tempo in Francia un uomo che non dovete dimenticare, piú potente d’ingegno ch’essi tutti non erano: era allora nemico nostro; ma credeva nel Dovere: nel dovere di sagrificare l’intera esistenza al bene comune, alla ricerca e al trionfo della Verità: studiava attento gli uomini e i tempi: non si lasciava sedurre dagli applausi, né avvilire dalle delusioni: tentata e fallita una via, ritentava sopra un’altra il miglioramento dei piú: e quando i tempi cangiati gli mostrarono un solo elemento capace d’operarlo, quando il popolo si mostrò sull’arena piú virtuoso e credente che non tutti coloro i quali aveano preteso trattar la sua causa, egli, Lamennais, l’autore delle Parole d’un credente, che avete lette voi tutti, divenne il migliore apostolo della causa nella quale siamo fratelli. Eccovi, in lui e negli uomini de’ quali ho parlato, rappresentata la differenza