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[1841-1860] | dei doveri dell’uomo. | 13 |
mettere la forza di molti in appoggio dei diritti di ciascuno? E voi, dopo avere insegnato per cinquanta anni all’individuo che la Società è costituita per assicurargli l’esercizio dei suoi diritti, vorrete dimandargli di sagrificarli tutti alla Società, di sottomettersi, occorrendo, a continue fatiche, alla prigione, all’esilio, per migliorarla? Dopo avergli predicato per tutte le vie che lo scopo della vita è il ben essere, vorrete a un tratto ordinargli di perdere il ben essere e la vita stessa per liberare il proprio paese dallo straniero, o per procacciare condizioni migliori a una classe che non è la sua? Dopo avergli parlato per anni in nome degli interessi materiali, pretenderete ch’egli, trovando davanti a sé ricchezza e potenza, non stenda la mano ad afferrarle, anche a scapito de’ suoi fratelli?
Operai Italiani, questa non è opinione venuta, senza appoggio di fatti, nella nostra mente; è storia, storia del nostri tempi, storia le cui pagine grondano sangue e sangue del popolo. Interrogate tutti gli uomini che cangiarono la rivoluzione del 1830 in una sostituzione di persone ad altre persone, e, a modo d’esempio, fecero dei cadaveri dei vostri compagni di Francia, morti combattendo nelle tre giornate, uno sgabello alla propria potenza: tutte le loro dottrine, prima del 1830, erano fondate sulla vecchia idea dei diritti, non sulla credenza nei doveri dell’uomo. Voi li chiamate in oggi traditori ed apostati, e non furono che conseguenti alla loro dottrina. Combattevano, con sincerità, il governo di Carlo X, perché quel governo era direttamente nemico alla classe d’onde essi uscivano, e violava, e tendeva a sopprimere i loro diritti. Combattevano in nome del ben essere ch’essi non possedevano quanto pareva