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12 | dei doveri dell’uomo. | [1841-1860] |
propri diritti si trovarono in urto con quelli degli altri, fu guerra: guerra non di sangue, ma d’oro e d’insidie: guerra meno virile dell’altra, ma egualmente rovinosa: guerra accanita nella quale i forti per mezzi schiacciano inesorabilmente i deboli o gl’inesperti. In questa guerra continua, gli uomini s’educarono all’egoismo, e all’avidità dei beni materiali esclusivamente. La libertà di credenza ruppe ogni comunione di fede. La libertà di educazione generò l’anarchia morale. Gli uomini, senza vincolo comune, senza unità di credenza religiosa e di scopo, chiamati a godere e non altro, tentarono ognuno la propria via, non badando se camminando su quella non calpestassero, le teste de’ loro fratelli, fratelli di nome e nemici di fatto. A questo siamo oggi, grazie alla teoria dei diritti.
Certo, esistono diritti; ma dove i diritti d’un individuo vengano a contrasto con quelli d’un altro, come sperare di conciliarli, di metterli in armonia, senza ricorrere a qualche cosa superiore a tutti i diritti? E dove i diritti d’un individuo, di molti individui, vengano a contrasto coi diritti del paese, a che tribunale ricorrere? Se il diritto al ben essere, al piú gran ben essere possibile, spetta a tutti i viventi, chi scioglierà la questione tra l’operaio e il capo manifatturiere? Se il diritto all’esistenza è il primo inviolabile diritto d’ogni uomo, chi può comandare il sagrifizio dell’esistenza pel miglioramento d’altri uomini? Lo comanderete in nome della Patria, della Società, della moltitudine dei vostri fratelli? Cos’è la Patria, per l’opinione della quale io parlo, se non quel luogo in cui i nostri diritti individuali sono piú sicuri? Cos’è la Società, se non un convegno d’uomini, i quali hanno pattuito di