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al solo niigliorameuto economico ed esiliarla dalla discussione dei grandi interessi della patria comune: come se la vita dell’operaio dovesse smembrarsi a frammenti e ridursi alla pura esistenza materiale: come se l’avere una patria poteiite. onorata, sicura da ogni assalto straniero, amata dai popoli, ricca di vincoli fraterni con essi, non fosse pegno di ricchezza interna, fondamento d’ogni miglioramento economico, e guarentigia della sua durata.
La dottrina che gli operai non dovevano occuparsi che dei loro interessi materiali, ha condotto la Francia alla perdita di ogni libertá, ed ha diminuito (fuorché nelle tre o quattro grandi cittá dove il Governo mantiene, per sue mire, lavori artificiali di fabbricazione) il benessere materiale della vostra classe. E le condizioni economiche dei popolani non furono mai cosi splendide come nelle iiostie repubbliche di cinque secoli addietro, quando le consorterie operaie si raccoglievano sotto i loro gonfaloni a parlanjento sulle piazze o nei temi)li, ogni qualvolta le cose della loro cittá chiamavano tutti a provvedervi. Oggi, Roma, fatta nostra, darebbe all’Italia, discusso maturatamente da un’Assemblea Costituente, un patto nazionale che fonderebbe probabilmente il credito delle Associazioni Operaie; e Venezia, conquistata alla libertá, riaprirebbe al commercio italiano una serie di nuovi mercati ai nostri prodotti, fra le popolazioni della grande valle del Danubio e dell’Oriente Europeo. Libertá. Lenitá Nazionale, emancipazione dei popoli, progresso materiale, tutto è connesso. Chi insegna agli operai la separazione fra queste cose, tende a far degli operai una casta inferiore, che spera monopolizzare a proprio vantaggio.