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A Venezia duiique. e a Roma, frnrelli! Tatti i consigli che potrei dare a voi. a quanti s’ordinano in un concetto emancipatore, si riassumono in quel doppio grido.
Ma non v’illudete. Grli uomini eli’ oggi vi reggono, non vi condurranno né a Venezia né a Roma. Essi non hanno mai creduto nell’Unitá dell’Italia, né lavorato o patito per essa: non amano il popolo, non ne intendono la forza, non ne ammettono i diritti, diffidano d’ogni sua aspirazione, tendono ad escluderne l’azione e l’attivitá politica, e mirano quindi a sostituire alla forza italiana, una forza straniera. La loro politica non vive quindi della vita della Nazione, ma di vita straniera. Le loro aspirazioni hanno limiti e norme in Parigi: aspettano, non l’ora d’Italia, ma l’ora di Bonaparte. Quindi il suggello di perenne immoralitá, che sta sulle opere loro: il linguaggio d’ ipocrita venerazione al papa: l’alleanza mendicata col dispotismo: le turpi concessioni territoriali o politiche alla Francia imperiale: il tentativo per reprimere le Associazioni: le persecuzioni agli esuli romani e veneti: l’antagonismo alla stampa libera: il voto dato al poi)olo per ottenerne la proclamazione della monarchia, dalla quale hanno il potere, e negato ad esso per eleggersi chi dovrebbe rappresentarlo: la negazione d’un armamento nazionale davvero: le promesse fallite degli ultimi due anni. Voi non dovete sperare cosa alcuna da essi: non potete che costringerli, facendo.
Fate che intorno a voi, su tutte le localitá della vostra zona, si stendano Associazioni come la vostra, e corrispondete assiduamente con esse. Affratellatevi i popolani, e insegnate loro come tutte le questioni interne, e la loro miseria, non possono aver fine, se