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tauaiiieuto, i Ministri Italiani diranno a Luigi Napoleone: «da voi pende la nostra salute; la vostra allc<f anza è l’unica che teniamo in conto: siam vostri: ^< noi faremo ogni cosa per comj)iacervi: attempreremo alla vostra la nostra politica:» — finché Luigi Xa poleone sentirá ch’ei. mercè l’occupazione di lionia e la speranza indefinita ch’ei può far balenare sugli occhi dei nostri Ministri, ei può dirci, certo d’essere obbedito: sopprimete le agitazioni popolari: guardatevi dal V armare il paese: inceppate l’ardore di Garibaldi: limitate l’influenza delle Associazioni: ponete, quanto è pili possibile, armonia tra. le mie istituzioni governative e le vostre: accettate le mie alleanze: tacete coi Governi ch’io non amo — Luigi Napoleone rimarrá in Roma. Perché ne escirebbe? Perché si ))riverebl)e della dominazione politica ch’egli, mercè Roma, eser cita sull’Italia?
E d’altra parte, finché T Inghilterra non troveiá un punto d’appoggio alle sue lagnanze nel Governo Italiano — finché non potrá presentarsi come mediatrice invocata — finché 1" Italia le apparirá immedesimata coll’alleanza Francese — essa, e l’Europa con essa, si contenterá di^ esprimere tratto tratto la propria opinione, poi dirá a se stessa, come Lord John Russell a Lord Cowley: è inutile prolungare la discussione. Io ricordo ancora ciò che mi fu detto al tempo della cessione di Nizza e Savoia, quand’io insisteva perché l’Inghilterra s’ opponesse: che! opporsi in nome di chi? quando tra voi il re non protesta, il Parlamento non protesta, Nizza e Savoia non protestano e il vostro popolo soggiace muto? Un Governo Italiano che avesse un’ombra di dignitá, di concetto nazionale e di senno politico, direbbe a Luigi Napoleone: «Sire, ci foste amico, vi ilAzziM, Scritti, ecc., voi. LXIX, (Politica, voi. XXIV. 24