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spaccio a Oowley. nel quale disapprovava egli pure il disegno d’una guarnigione mista in Roma e avventurava invece un’altra proposta: che si consegnasse alle truppe Italiane tutta quella parte dello Stato Romano ch’è situata alla sinistra del Tevere, mentre i Francesi continuerebbero, temporariamente, a occupare la destra, la regione Vaticana, il Patrimonio e Civitavecchia. Dopo un certo tempo, ei diceva, la forza delle cose riconcilierebbe il Re d’Italia e il Papa. La proposta era, come l’altra, inattendibile, inefficace. Salvava, nondimeno, piú assai dell’altra la dignitá dell’Italia: costituiva un guadagno qualunque da parte nostra, non cancellava il fatto brutale dell’invasione straniera, ma non ci trascinava a riconoscerne il diritto col porre i soldati Italiani a far da gendarmi al Papa a fianco dei soldati Francesi. Conquistava in una parola — e da un Gabinetto straniero non può pretendersi piú — una posizione per noi, 11 dispaccio conchiudeva avvertendo Thouvenel che, da un lato, il Groverno di Francia si faceva piú sempre impopolare in Italia e in Roma, dall’altro, nessun Governo Italiano, di Ricasoli, di Rattazzi o d’altri, potrebbe alla lunga resistere eflicacemente ai Mazziniani, se la questione non fosse sciolta. il 20 marzo. Lord Cowley leggeva quel dispaccio a Thouvenel. E quest’ultimo rispondeva: che «la proposta non sarebbe accettata da alcuna delle due parti, dacché il Papa dichiarava di non volere ascoltare proposte se non iuchiudessero la restituzione dei possedimenti perduti e il Governo Italiano intendeva anzi tutto che Roma fosse riconosciuta capitale