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paese lo compia, corre debito al paese di superare con ogni giusto mezzo l’opposizione. Se il contrasto si ripete periodicamente, il paese ne desume che il vizio sta nella forma, e dopo d’avere esaurito ogni tentativo d’accordo, la muta.
Qualunque dottrina politica si fonda su basi diverse da questa, è dottrina di schiavi, e fa la Nazione indegna de’ propri fati, della propria missione: e non può esser la vostra.
Oggi serpeggia e cerca abbarbicarsi alle meuti una dottrina, derivata servilmente dai teorici francesi della monarchia di Luigi Filippo, che predica l’obbedienza passiva alla legge, soltanto perché legge, corrisponda o no al fine del paese, al Dovere [Nazionale — che definisce il Governo uno stromento di conservazione, e quindi e inevitabilmente di repressione., ogni qual volta la vita della inazione accenna a un progresso da compiersi — che attribuisce al Governo una esistenza propria, e osa dire, per bocca d’ un primo ministro, che il Governo dará alla Nazione quel tanto di libertá di che essa è capace — che usurpa la sauta parola concordia^ in senso di sommissione perenne a ogni ispirazione governativa, o d’inerzia assoluta quando chi regge non fa.
Se dottrina siffatta trionfasse in Italia, l’avvenire e la libertá della Patria morrebbero in fasce. Colla parola, coll’esempio, colle opere, voi combatterete la funesta servile dottrina. Insegnerete ai giovani la riverenza alle buone leggi, l’opposizione alle tristi, che non sono applicazione della legge morale riconosciuta dalla nazione, ma conseguenza dell’arbitrio degli uomini. Insegnerete loro, comprendersi somma maggiore di scienza politica nella parola evangelica: sia guida di tutti chi piú è servidore di