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Speramiiío che il Governo avrebbe compito il debito suo, e che noi avremmo potuto seguirlo e aiutarlo.
E gli dicemmo: Armate il paese. Serbate com’è l’esercito a insegnamento, esemjíio e nervo di guerra. Abolite, i)el futuro, la coscrizione, e ordinate la Nazione ali* armi, giusta il metodo Svizzero. Avrete l’affetto del popolo che non ama essere svelto, senza necessitá, da’ suoi, e avrete presto, occorrendo, un milione di combattenti.
Affratellate al moto Nazionale il popolo, allargando il suffragio, facendolo partecipe dell’armi cittadine, dei diritti politici, della vita d’Italia. Dichiate che in Roma i delegati di tutto il paese saranno chianiati a definire con un Patto Nazionale le nuove aspirazioni italiane.
Fate che l’agitazione per Roma assuma aspetto Europeo. Indirizzate ai Governi e ai popoli un Manifesto che chieda loro d’adoprarsi perché il principio del non-intervento sia, non menzogna, ma realtá. Chiedete a Garibaldi di recarsi con tutti i poteri necessari nel Mezzogiorno; commettendogli di spegnervi il brigantaggio e di risuscitarvi l’entusiasmo popolare, rendendo alle frontiere del Mincio i 60.000 soldati ch’oggi proteggono quelle provineie. Fondate concordia, non di parole, ma di fatti, giovandovi di quanti uomini hanno piatito e combattuto per l’Unitá dell’Italia, incoraggiando nelle associazioni la pubblica normale espressione della volontá popolare, chiamando voi stessi a battere piú concitati il polso, il core, ogni arteria della Nazione. E allora, intimate guerra all’Austria sul Veneto. Lá sta la salute d’Italia, l’iniziativa d’Italia. Lá