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Vogliamo Roma e Venezia, perché in Roma sta il segreto della nostra Unitá, in Venezia il disfacimento dell’Impero d’Austria e la nostra alleanza colle Nazioni sorelle che assicureranno colla loro esistenza la nostra frontiera dell’Alpi.
Vogliamo Roma e Venezia, perché in Roma soltanto possiamo aver leggi nuove che ci bisognano, e non un vecchio Statuto Piemontese, ma un Patto Nazionale: perché in Venezia soltanto può cominciare la missione internazionale d’Italia. Vogliamo sollecitamente Roma e Venezia, perché l’iuterrompimento del nostro moto Nazionale e la condizione provvisoria nella quale versiamo, minacciano la nostra Unitá: perché l’Austria nel A^eneto è la congiura perenne dei principi spodestati, la minaccia perenne di subita invasione nel core delle nostre terre; perché la Francia in Roma è la congiura perenne dei satelliti del Papa e del Borbone di Napoli, la perpetuazione del brigantaggio nelle terre meridionali: perché Luigi Napoleone, avverso deliberatamente alla nostra Unitá, cospira per trarre alimento dai crescenti malcontenti locali al suo disegno federativo, e il tempo gli giova; perché ventidue milioni d’ uomini liberi non possono, senza incancellabile disonore, tollerare ciò che susciterebbe a guerra immediata ogni altra Nazione Europea, che lo straniero accampi tranquillo sul suolo ch’è loro; perché ogni uomo imprigionato nel Veneto ogni uomo scannato dai masnadieri borbonici nel Napoletano, pesa come un delitto e dovrebbe pesare come un rimorso sull’anima della Nazione: perché se gli uomini di Governo sono incapaci di vergogna e rimorso, noi non lo siamo.