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tenemmo di fronte a gravi colpe, di fronte a una politica pertinacemente servile allo straniero, di fronte al tarpe mercato della-Savoia e di Nizza. L’attenemmo, spronando al voto unificatore, le popolazioni del Centro, preparando e rendendo necessaria 1" emancipazione delle Provincie romane, iniziando l’insurrezione della Sicilia, som uoveudo le terre meridionali, e aiutando efficacemente il trionfo del plebiscito che aggiunse dieci milioni d’ uomini alla monarchia. Era il Dovere Nazionale^ e a questo, a questo solo, sagriflcammo ogni cosa: aspirazioni, ideali, tradizioni del nostro passato, concetti ben altrimenti vasti e gloriosi che non quei della monarchia reggitrice. Fare l’Italia: a questo avremmo sagritícato la fama e l’onore. Amavamo, amiamo la Patria, la Patria Una, fino al suicidio. Gli uomini che avevano ’ per trenta anni lavorato in nome di una bandiera repubblicana, diedero lietamente all’Europa, in nome d’ Italia, lo spettacolo, nuovo nella storia delle parti politiche, d’uomini che combattono a prò’ d’una bandiera avversa ad essi e persecutrice.
Su quella via seminaca di dolori e di sagrifícii non ci serbammo che un solo diritto: combattere, agire a danno dell’invasore straniero: agire senza posa, senza interruzione, perché l’Unitá Nazionale si compia, perché la Patria costituita e forte esca rapidamente dai pericoli d’ una condizione i)rovvisoria e mal secura che minaccia le conquiste ©iterate, perché si cancelli dalla fronte di veutidue milioni d’ Italiani la vergogna della servitú di Venezia e di Koma, la vergogna d’essere forti e non atteu tarsi di rivendicarle.
Era un solo diritto, ma su quello posava il patto.